COMUNICATO I.B.R. 1975 ULTRAS PESARO, 03/01/2012

50 Pesaresi. Tutti Ultras.

Ripetere. Ripetere stessi concetti, anche importanti per un miliardo di volte toglie importanza al concetto stesso. Bisognerebbe dirlo con fermezza una volta. Poi ognuno ha il suo limite e si gestisce. La mediocrità che odio mi perseguita in una città con confini intellettuali veramente a vista d’occhio. Piccola gente, spocchiosa e arrogante. Gente che il proprio orticello lo coltiva bene, del resto. Chi se ne frega?. Rispondono così. Chi se ne frega. Questo l’ho detto. E’ bene andare avanti. Se serve a qualcosa per salvaguardare una passione smisurata ci può stare.

Ma gli occhi lucidi? Le scarpe bianche? I cappellini appiccicati alla testa? I propri colori? I tatuaggi? I km? Le facce “butte e cattive” ora hanno figli ma la transenna se la meritano. Si meritano gli urli. Le “facce brutte e cattive” esultano per la loro squadra portano nel cuore quello che hanno fatto, si mettono in disparte. Si hanno il coraggio di farlo. Soffrono. Sarebbe stato molto più semplice continuare. Dicono basta in un mondo che non li desidera. No, non avete vinto. Piccoli spettatori che non riuscite ad essere protagonisti nemmeno delle vostre vite. Non avete vinto. Il mediocre sente il rumore insulso di 5.000 persone. Chi mediocre non è affatto sente molto di più il casino che fa il silenzio della minoranza. la minoranza che non perde. la minoranza che può fare a meno di striscioni, di bandiere, di sciarpe, di cori. Minoranza che per una passione sconfinata e per amore folle di una maglia e della propria città può fare a meno anche della propria libertà personale. può avere paura di voi? Lustrini, megafonini nani ballerine cartoncini lucidi… Può avere paura di zombie che per protagonismo resuscitano dal regno dei galleggiatori stipendiati da chi non ha capito cosa stava finendo. Potrà quella minoranza avere paura di voi? Siete neve al sole.

Vi rende ridicoli lo storico nemico che non guarda i vostri spazi riempiti. Guarda gli spazi lasciati vuoti da loro. Da quella minoranza che soffre, stranieri nella propria città.

Ero piccolo. Nella mia città la religione è il basket. Forse lo era. Ora va di moda. Il palazzo vecchio puzzava di sudore e di fumo. Quello nuovo di chanel e pop corn al burro. Ho ancora male ai timpani ripensando alle finale scudetto giocate quando ancora Pesaro non si era appoggiata su comode poltroncine. Li dentro nasceva la storia. La storia è storia. li dentro doveva rimanere. Li dentro è rimasta. Ero piccolo. Mio padre mi metteva li, a fianco di chi faceva casino. Oggi vengo a sapere, oggi mi rendo conto che quel casino era più semplice. Ora chi vuole essere libero è delinquente e gli si impedisce di seguire partite. Ora chi decide di essere libero è il primo perseguitato. Fotografato. Infamato. Picchiato. Quando si andava li la parola diffida nel vocabolario non c’era. Nelle vittorie si crea la facilità della partecipazione di tutti. I mercenari non indossavano ancora le canotte e le scarpe da ginnastica.

Ero piccolo. Sono diventato grande e sto in mezzo al casino. Nella mia città. Ci sto da anni. Per motivi noiosi e tristi non sono mai stato un ULTRAS. Ma ci sono andato molto vicino. Ho vissuto spalla a spalla con loro. Si proprio con loro delinquenti brutti e cattivi che se li chiami corrono e ti difendono. Magari a scuola. Magari quando uno ti prende per il culo. Già si perchè loro sono diversi e sono liberi. I delinquenti si nascondo fra loro forse. Ma non sono loro. Sono forse migliori “gli altri”? nel loro menefeghismo. Senza prendere posizioni. Chi e cosa siete per sparare sentenze su di loro? Li conoscete? Sapete cosa vivono’ dove e come? Sapete se magari quella curva, quel settore quei km in pulmann siano la loro unica casa? Sapete le difficoltà che hanno per seguire la loro squadra?

Eppure ho passato pomeriggio al loro fianco e mai mi è successo niente. Ho imparato molto anzi. Ho imparato a vivere una partita con il cuore. Ho imparato la parola solidarietà e la parola rispetto. Ho sentito di rivalità e di scontri si. Voi che ne fate trasmissioni sapete i perchè ci si scontra? No…probavbilmente la risposta sarebbe una cosa come “perchè sono dei facinorosi imbecilli”. Ok. andate a fare la spesa all coop il sabato mattina e i sogni schiacciateli sotto le ruote del vostro macchinone come quando avete deciso di mettere il paraocchi e siete diventati tutti uguali, tutti morti tutti col bisogno di parlare di altri perchè di voi non avete più nulla da dire.

Non avete vinto. Magari ve lo fanno credere. Non avete vinto nulla. Non c’eravate voi a scavare nella merda. Non c’eravate voi quando di voi si aveva bisogno. Ci siete solo ora che vi siete accorti che le telecamere vi stavano inquadrando. La mia vecchia guardia mi difendeva a scuola e mi insegnava cose. La mia nuova guardia era sotto il palco ai miei concerti. Forse nei miei occhi ha visto la stessa rabbia. La stessa vittima di incomprensione. La loro vita non ha bisogno di un settore o di un nome che li identifichi. Il loro silenzio grida molto più forte del vostro amore per mercenari che non difendono nessuna maglia.

Nella mia città ci sono persone che nel silenzio esultano e soffrono con occhi lucidi e rabbia. nelle nostre città c’è chi decide di essere libero e per portare avanti ideali che se anche non potete capire dovete rispettare. Se non li volete rispettare non ne parlate e nessuno vi dirà nulla. Nella mia città c’è gente che non ci sta a fare il burattino perchè è più semplice così. Il menefreghismo e la superficialità della mia città ne hanno ucciso un pezzo di cuore. Quando vi renderete conto di essere a teatro, quando vi renderete conto che vi hanno costruito gabbie intorno e psicodrammi su misura per la vostra sterile intelligenza ne sentirete la mancanza.

“…BEN VENGA IL TORTO SE LA RAGIONE SONO LORO…”